di Jole Barbarini
Violoncellista, autore, esploratore musicale ed entusiasta: si definisce così Steven Isserlis, musicista inglese di fama mondiale. Londinese, classe 1958, affianca la carriera di solista e camerista internazionale a quella di divulgatore: i suoi libri, tradotti in numerose lingue e pubblicati in Italia da Edizioni Curci, dal 2002 fanno innamorare i bambini della musica classica e dei suoi protagonisti. Il suo repertorio spazia dal Barocco ai compositori contemporanei, e tra le numerose onorificenze spicca quella di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico, ricevuta nel 1998. Lo abbiamo incontrato al termine dell’edizione 2023 di Cremona Musica International Exhibitions and Festival, che lo ha omaggiato con il Cremona Musica Award per la categoria “Performance”. Isserlis ha presentato alla kermesse anche la sua ultima pubblicazione, Le Suites per violoncello solo di J. S. Bach, una guida all’ascolto a uno dei capolavori più amati del repertorio bachiano.
Siamo a Cremona, la capitale mondiale della liuteria. Cosa significa per lei essere qui?
È davvero entusiasmante: camminando nel centro della città, il primo pensiero che mi colpisce è immaginare che Stradivari, Guarneri e Amati abbiano percorso queste strade. È una sensazione incredibile.
Lei tiene concerti in tutto il mondo, ma allo stesso tempo è profondamente impegnato nella divulgazione. Come mai ha così a cuore questo aspetto?
Credo sia fondamentale ricordare che il motivo per cui ho intrapreso questa carriera è l’amore per la musica. Spesso siamo distratti dall’apparenza, dall’immagine, dalle regole del mercato musicale: non amo la parola “mercato”, tra l’altro, preferisco definirlo “mondo” della musica. Tutti gli artisti che ammiro non hanno mai dimenticato, nemmeno per un secondo, la loro motivazione più profonda.
Come si può far innamorare le persone della musica?
Non credo siano necessarie grandi innovazioni o effetti speciali, la musica classica parla da sola. Chi dice che ascoltarla è poco interessante, pensa o suona in maniera noiosa. Suonare è come mettersi in connessione con Dio, e non c’è motivo di aggiungere altro.
Le sue pubblicazioni sono dettagliate, ma anche estremamente accessibili. Pensiamo all’ultimo lavoro, in cui racconta al grande pubblico le Suites per violoncello di Bach: il segreto è essere accurati, ma allo stesso tempo estremamente chiari?
Assolutamente sì. Questo libro è scritto per tutti, musicisti e non. Con l’avvento della pandemia, mi sono stati improvvisamente annullati moltissimi concerti. Non era possibile suonare con altri musicisti, quindi ho iniziato a studiare molta musica per violoncello solo, tra cui le Suites, e ho deciso di creare una guida per chi volesse ascoltarle e conoscerle meglio. Sono stato catturato sin da piccolo dal fascino di queste danze, e posso dire che questo progetto mi abbia salvato dalla depressione: ero ispirato dall’idea che anche altre persone potessero amarle allo stesso modo.
Perché ha scelto proprio le Suites di Bach?
Perché sono tra i pezzi più belli mai scritti per il mio strumento. Credo siano raggiunte soltanto dalle Sonate di Beethoven. Se avessi scritto una guida all’ascolto delle Sonate, però, dubito avrebbe avuto altrettanto successo: c’è qualcosa nelle Suites che cattura l’immaginazione, anche per il mistero in cui sono avvolte. Attenzione, non sto parlando della partitura, la musica è chiarissima ed estremamente comunicativa. Parlo invece della loro storia: sappiamo molto poco sulla loro composizione, non abbiamo un manoscritto originale o delle informazioni definite.
Secondo lei, quindi, è possibile avvicinare le persone alla musica non soltanto con l’ascolto, ma anche attraverso la lettura?
Spero proprio di sì! Nei miei primi due libri, c’è una piccola sezione in cui consiglio alcuni brani da cui iniziare per scoprire ognuno dei sei compositori di cui scrivo. Ho tenuto numerose serie di concerti per bambini a New York, e ho sempre amato interagire con loro, sono il pubblico più onesto e sincero. Quando mio figlio aveva 7 anni, non ho trovato nessun testo adatto a far appassionare i più piccoli alla musica classica. È così che ho iniziato.
Qual è l’obiettivo finale dei suoi libri?
Come dicevo, molti dei miei lavori sono destinati ai bambini. Vorrei che entrassero in contatto con i compositori come se fossero loro amici, persone che hanno avuto vite interessanti. Prendiamo, ad esempio, Consigli ai giovani musicisti, o regole di vita musicale di Robert Schumann: l’ho scritto con lo scopo di riportare le sue idee al mondo di oggi, ed esporle ai giovani musicisti. Il libro sulle Suites, invece, è pensato per aiutare le persone a scoprire e comprendere meglio questi capolavori. Scriverlo ha aiutato anche me, c’è stata una grandissima ricerca dietro che mi ha permesso di conoscerle a un livello ancora più profondo.
Ora che il lockdown è finito, ha ripreso a esibirsi in tutto il mondo. Come studia e si mantiene motivato quotidianamente?
Guardo il calendario, realizzo di avere un concerto la prossima settimana… e corro a studiare!
Il suo ultimo CD “A Golden Cello Decade, 1878 – 1888”, pubblicato per Hyperion Records, si concentra su alcuni capisaldi della letteratura per violoncello scritti in quel decennio, ma anche su brani meno conosciuti. Può raccontarci come è nato questo progetto?
Nella decade tra il 1878 e il 1888 sono state scritte alcune delle composizioni più famose per il mio strumento, ma anche moltissimi brani meno noti, che meritano di essere riportati alla luce. Io e la pianista Connie Shih ci siamo divertiti molto a inciderlo, cosa niente affatto scontata: è facile farsi prendere dal malumore in fase di registrazione. Il mio prossimo lavoro, che si concluderà a dicembre, riguarda invece un incredibile musicista italiano, che per me rappresenta un vero mito: Luigi Boccherini. Il suo stile non assomiglia a quello di Haydn o Mozart, è geniale in un modo tutto suo. Anche in questo caso, il mio obiettivo è condividere la passione che ho per questo autore con più persone possibili.
Tra i suoi numerosi interessi c’è anche la musica contemporanea: crede che esista un modo di divulgarla, come fa lei con i compositori del passato?
La maggior parte della contemporanea che ho suonato è estremamente comunicativa, ed è stata apprezzata dal pubblico. Sono sicuro che ci sia un modo di raccontarla che stimoli l’immaginazione di chi ancora non la ascolta. I compositori con cui collaboro sono persone affascinanti: alcuni mi hanno chiesto di essere raccontati nei miei libri, ma avevo deciso di dedicarli soltanto ad artisti del passato. Magari in futuro scriverò qualcosa su di loro, chissà!
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