Da venerdì 26 a domenica 28 settembre 2025, Fiera di Cremona

Il bambino che voleva fare il liutaio. Intervista a Daniele Tonarelli

di Maria Musti

C’è chi si avvicina al mondo della liuteria per passione, chi per tradizione di famiglia e chi – come Daniele Tonarelli – lo ha scoperto quasi per gioco, tra i banchi delle elementari. Cremonese, classe 1976, oggi è uno dei nomi di riferimento della nuova generazione di liutai italiani. In vista della sua partecipazione a Cremona Musica, in programma dal 26 al 28 settembre, lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia.

Lei si è avvicinato alla liuteria da bambino. Cosa la spingeva a passare le estati in bottega?

Alle elementari realizzavamo i cosiddetti “lavoretti” con un maestro in occasione delle festività, utilizzando il traforo e il legno. Mi fu affidato il compito di creare dei doni natalizi anche per i compagni: personaggi del presepe, paesaggi e così via. La mia creatività ne fu stimolata. Negli stessi anni cominciai a studiare musica con un liutaio: capii allora che la liuteria era ciò che faceva per me. Nonostante l’opposizione di mio padre verso un’attività dal futuro incerto, dopo le medie mi iscrissi alla Scuola Internazionale di Liuteria, dove conobbi Marco Nolli, il mio ultimo maestro. Nel 1997, a 21 anni, mi sono messo in proprio. Tra l’altro avevo già conosciuto Giorgio Scolari, a lungo vicepreside della Scuola di Liuteria, suonando la tromba in una banda di cui era direttore. Insomma, una fortunata serie di coincidenze, anche se a me piace chiamarla destino.

Cosa esporrà a Cremona Musica?

Partecipo da più di vent’anni: ritengo questa kermesse l’unico appuntamento serio per la liuteria in Europa. È un evento che si respira in tutta la città, non solo in fiera. Porterò sicuramente due violoncelli: uno realizzato da me e l’altro da Davide Pizzolato, un ragazzo di grande talento che lavora nella mia bottega. Inoltre non mancheranno i miei modelli di punta per quanto riguarda i violini: il Guarneri “Ole Bull” e il Guadagnini, creazione del celebre liutaio piacentino. La novità di quest’anno sarà il Francesco Ruggeri del 1680: anch’egli cremonese di nascita, fu probabilmente allievo di Nicolò Amati.

Se dovesse definire i suoi strumenti usando soltanto tre aggettivi, quali sceglierebbe?

Riportando le impressioni dei miei clienti, direi “comfortable”: sono comodi da suonare, perché l’attenzione messa nel realizzarne il manico fa la differenza. Poi “potenti”, per il loro suono pieno. Infine, “affascinanti”: spesso ricevo complimenti per la bellezza delle sfumature date alla vernice. Mi sono specializzato nella realizzazione di strumenti antichizzati, studiando attentamente i modelli dei grandi maestri cremonesi e cercando di ricrearne, oltre al suono, l’inconfondibile bellezza estetica.

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