di Chiara Brun
Andrea Estero, 51 anni di Enna, è il presidente dell’Associazione Nazionale Critici Musicali. Grande comunicatore e studioso poliedrico, Estero è musicologo, giornalista professionista e conduttore radiofonico: è direttore del mensile Classic Voice ed editore della casa editrice LIM (Libreria Musicale Italiana). L’edizione 2023 di Cremona Musica International Exhibitions and Festival lo ha visto impegnato con il Premio Abbiati e con la presentazione di due importanti volumi editi da LIM. Con lui abbiamo compiuto un viaggio attraverso le diverse forme di divulgazione della cultura, con un’attenzione particolare alla figura del critico musicale e al suo legame con il presente.
Dal 2008 è direttore del mensile Classic Voice. Di che cosa vi occupate, nello specifico?
Classic Voice è nato nel 1999 come strumento di informazione e approfondimento sull’attualità musicale: potremmo definirlo un news magazine, non è una rivista accademica, universitaria o saggistica. Diamo spazio a interviste agli artisti più importanti della scena internazionale, recensioni di dischi e di spettacoli, presentazioni di eventi e approfondimenti su vari argomenti, anche storico-musicali. Ci teniamo molto a mantenere la nostra identità, che è quella di chi racconta l’attualità della musica.
Il vostro target di riferimento non è limitato agli esperti del settore.
Esatto. Da sempre la nostra rivista esce con allegato un disco fisico e un album digitale, che si può scaricare in formato non compresso, quindi con una resa sonora simile a quella del CD: questa aggiunta attira un pubblico più eterogeneo, interessato non solo ad ascoltare musica ma anche ad informarsi e ad approfondire un certo artista o un certo repertorio. Sicuramente una delle motivazioni di acquisto della nostra rivista è proprio la presenza del disco, che acquisiamo dai più importanti cataloghi discografici italiani.
Secondo lei in che direzione si sta muovendol’editoria musicale, includendo le riviste di settore e le pubblicazioni?
La sensazione è quella che il processo di trasformazione dalla carta stampata al web sia ormai concluso. Tuttavia, si è compreso che una cosa non esclude l’altra: le profezie che sostenevano che oggi il web avrebbe completamente soppiantato la carta sono state smentite, anzi, i due ambiti collaborano e sono necessari l’uno all’altro. Da un lato, ciò che viene pubblicato in rete e fa parte del flusso continuo di notizie che alimentano anche i social network; dall’altro, il prodotto formalizzato e più autorevole, su carta stampata o in digitale, con uscite periodiche regolari, con una maggior profondità di elaborazione dei contenuti. E questo vale anche per noi: abbiamo la rivista mensile in carta stampata, e l’attività sul web che ci permette di raggiungere un pubblico più ampio.
Lei collabora anche con emittenti radiofoniche come la Radio della Svizzera italiana. Quali differenze ha potuto riscontrare tra il mestiere di giornalista e quello di conduttore radiofonico?
Innanzitutto, la gestione del tempo. La condizione fondamentale per poter agire sui mezzi radiofonici è il tempo che si ha a disposizione per esprimere un concetto, perché in questo caso l’ascoltatore non ha la possibilità di chiudere il giornale, distrarsi e poi tornare a leggere. Tutto deve compiersi in una durata stabilita dai tempi radiofonici. Sembra un’ovvietà, ma non è così: le prime volte in cui ho collaborato con la radio parlavo molto, perché per un giornalista abituato alla carta stampata non è facile rispettare le tempistiche della trasmissione. Serve, quindi, anche un buon senso del ritmo.
Qual è il suo ruolo all’interno dell’Associazione Nazionale Critici Musicali, e di cosa vi occupate?
Dopo molti anni di vicepresidenza al fianco di Angelo Foletto, che è stato presidente per 27 anni, nel 2023 l’assemblea mi ha eletto presidente. L’associazione, che oggi conta 130 soci, esiste dal 1986 e si occupa, principalmente, di promuovere all’interno della comunità musicale, e non solo, l’importanza e l’esistenza stessa del critico musicale. Se la carta stampata generalista, purtroppo, ha ormai estromesso questa figura, il nostro compito è proprio quello di ricordare che questa pratica all’interno del giornalismo esiste. Non siamo una realtà sindacale a protezione del ruolo, ma lo promuoviamo come professione. Adesso vogliamo aprirci, sfruttando anche i social media, e far sentire la voce della critica musicale nelle varie questioni che si presentano nel nostro ambito quotidianamente. Quindi non vorremmo solo occuparci della difesa della categoria, ma anche pronunciarci in maniera autorevole sulle questioni che riteniamo valide.
A Cremona Musica l’Associazione ha assegnato il prestigioso Premio Abbiati del Disco.
Il Premio Abbiati originale (istituito nel 1980 e dedicato a Franco Abbiati, critico musicale de Il Corriere della Sera dal 1934 al 1973) viene assegnato ogni anno a produzioni, concerti e iniziative che si svolgono nei teatri e nei festival italiani: è importante perché ci aiuta a ricordare che il mestiere del critico non opera solo a livello di informazione, ma anche come giudizio e controllo delle realtà musicali e delle attività dal vivo. Da cinque anni, poi, abbiamo creato il premio Abbiati del Disco, e lo abbiamo fatto in collaborazione con Cremona Musica perché riteniamo che sia il luogo adatto a conferire questo riconoscimento: una fiera che rappresenta il mondo della musica a tutto tondo, dalla liuteria all’editoria fino all’industria discografica. Abbiamo quindi premiato i migliori dischi dell’anno, suddivisi in varie categorie: tra i vincitori posso citare sir Antonio Pappano e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Fabio Luisi con la Danish National Symphony Orchestra e l’Accademia Bizantina di Ottavio Dantone.
La kermesse cremonese l’ha vista presente anche con la casa editrice LIM: quali lavori avete presentato?
Due importanti novità editoriali. La prima è Appunti per un metodo di pianoforte di Chopin, pubblicato per la prima volta in italiano: il libro è a cura di Jean-Jacques Eigeldinger, musicologo francese, a cui è stato assegnato il Cremona Musica Award nella categoria Comunicazione, ed è stato presentato da Luca Ciammarughi, che ne è anche il traduttore. La seconda ha visto protagonista Luca Chiantore, autore del libro Storia della tecnica pianistica: un volume che non tratta solo i tecnicismi del pianoforte, ma la storia della tecnica di questo strumento dal punto di vista dell’evoluzione della tecnologia strumentale.
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