di Alessio Zuccaro
Napoletano classe 1982, l’accento partenopeo ormai stemperato da tre decenni di vita lombarda, il liutaio Andrea Varazzani si è formato a Cremona e porta avanti la sua attività di bottega a Sesto Cremonese. Titolare di cattedra presso la Scuola Internazionale di Liuteria, da qualche tempo ha dovuto sospendere l’insegnamento per le sempre più numerose commissioni da tutto il mondo. Lo abbiamo incontrato in vista della sua partecipazione a Cremona Musica International Exhibitions and Festival, dove da anni i suoi strumenti riccamente decorati attirano gli sguardi di curiosi e appassionati.
Quali sono le sfide di un maestro liutaio?
Nel caso della Scuola di Liuteria di Cremona – istituto superiore aperto a chiunque voglia imparare questo lavoro – molto spesso ci si trova a lavorare con un gruppo classe fortemente disomogeneo, con studenti da tutto il mondo e di età diversissime: questo ti costringe a diversificare notevolmente le strategie didattiche. Mi piace ricordare a questo proposito Massimo Negroni, mio maestro, grande didatta, capace di concepire un insegnamento su misura per l’allievo che si trovava davanti. Ma per quanto lo consideri un grande stimolo, ho dovuto mettere in pausa l’incarico: il lavoro in bottega è così tanto, con commissioni che arrivano da tutto il mondo, che non ho il tempo materiale per impegnarmi su entrambi i fronti. Ho assunto ragazzi per avere un aiuto, e so che tanti altri colleghi sono in questa felice situazione: la liuteria sta vivendo un momento d’oro.
Parte del suo successo è certamente dovuto agli strumenti riccamente ornati che propone.
Per le decorazioni, tutte a olio, mi affido al lavoro di un artista fidato, il restauratore Luca Penzani. Con lui realizzo delle copie di strumenti antichi, in particolare di Andrea Amati, che li costruiva per ricche famiglie francesi facendoli decorare dalla famiglia Campi. Trovo che questo fornisca loro un valore aggiunto importante: quando espongo questi strumenti in fiera noto con piacere un grande interesse da parte del pubblico.
Quali sono le difficoltà maggiori del suo mestiere?
Innanzitutto, il distacco dal maestro può rivelarsi traumatico. A 25 anni pensavo di essere già “arrivato”, poi ho aperto bottega per conto mio e mi sono reso conto di quanto fosse difficile rinunciare al sostegno del proprio mentore. Un’altra sfida importante è sapersi ritagliare un proprio spazio nel mercato. A tal proposito, penso che nelle nostre scuole non venga adeguatamente valorizzato l’aspetto imprenditoriale della liuteria: trovare acquirenti e rivenditori, seguire i movimenti del mercato, dedicarsi al marketing e alla pubblicità, tutti impegni a cui il professionista non può e non deve sottrarsi. Ho dovuto fare grossi investimenti per partecipare alle fiere più importanti del mondo e conoscere potenziali clienti. Oggi posso dire ormai di essermi fatto un nome, mi arrivano commissioni “sulla fiducia” senza neanche chiedere di provare gli strumenti: una bella soddisfazione, che ripaga tutti i sacrifici di un percorso lungo e impegnativo.