di Sebastiana Ierna
La ditta Castagnari di Recanati è da oltre un secolo punta di diamante del panorama musicale italiano e internazionale: da 110 anni produce organetti bitonici, ovvero capaci di ottenere due suoni premendo un solo tasto, e i suoi rapporti commerciali guardano in gran parte all’estero fino a Stati Uniti, Australia e Giappone. I suoi strumenti sono stati utilizzati da artisti quali i Negramaro, Claudio Baglioni, Teresa De Sio e Sting. I maestri artigiani dell’azienda partecipano da anni a Cremona Musica International Exhibitions and Festival, e in vista dell’edizione 2024 abbiamo incontrato il 67enne recanatese Sandro Castagnari, nipote del fondatore Giacomo, costruttore di strumenti pregiati.
Come nasce la ditta Castagnari?
Nel 1914 mio nonno Giacomo aprì la sua bottega nel rione Castelnuovo a Recanati e, con la moglie Ida, avviò la produzione di organetti. Portiamo avanti la tradizione di famiglia nello stesso luogo, dove viviamo la storia, le radici, i ricordi dei nostri avi. Ci siamo occupati di fisarmoniche, lavorando anche per la ditta Crosio di Stradella e realizzando strumenti per la musica popolare tirolese. Verso la fine degli anni Settanta abbiamo riportato in auge l’organetto diatonico, caratterizzato da una tastiera melodica a bottoni, esplorando nuove soluzioni in sinergia con i desideri dei musicisti.
Cosa vi distingue dalle altre aziende?
Lavoro con mio fratello e tre nostri cugini, incrementando la produzione con nuovi modelli – ne abbiamo creati oltre 40! Ciò ha permesso di rinnovare uno strumento di per sé molto complesso, essendo composto da almeno 1700 pezzi. Seguendo i consigli e le esigenze dei nostri clienti musicisti, abbiamo apportato modifiche sempre più innovative. Accanto alle attrezzature storiche dei nostri predecessori, dal 2001 disponiamo anche di una macchina laser computerizzata, che facilita il lavoro per i trafori da montare sopra la tastiera. Utilizziamo inoltre una colla organica derivata dalla pelle di coniglio, che trasmette bene il suono ed è reversibile al caldo.
Nella sua lunga esperienza, c’è un ricordo a cui tiene in particolare?
Il 5 dicembre del 1979 è per noi una data storica, che ha segnato una svolta nel nostro modo di lavorare: il primo incontro con Marc Perrone, fisarmonicista e cantautore francese di origine italiana, cliente e grande amico. A lui si deve la crescita dell’organetto diatonico, fino a tre file con 18 e 24 bassi, adatto alla musica tradizionale, al jazz e al genere sinfonico. In ogni sua visita era nostro ospite a pranzo; mia madre e mia zia preparavano da mangiare e insieme si scherzava e si suonava. Per noi è molto importante ascoltare i nostri interlocutori: è nel nostro DNA. Professionalità e umanità al servizio della musica!
In collaborazione con TGmusic.it